La ceramica del novecento pesarese

La tradizione ceramica di Pesaro affonda le sue radici in un passato ricco, risalendo almeno al XIV secolo e pervenendo ininterrottamente fino al XX secolo.

Nei primi anni del Novecento, la città ospitò numerose realtà dedite all’arte della ceramica. Tra queste, la fabbrica di Vincenzo Molaroni rilevò la storica Benucci e Latti dell’Ottocento. Il prestigio di quest’azienda si consolidò grazie alla maestria di rinomati artigiani pesaresi dell’epoca: Romolo Bezziccheri, Cesare Gai, e Tito Magrini, abili decoratori di scene istoriate; Giuseppe Cartoceti ed Elso Sora, eccellenti imitatori della rosa settecentesca; e Ferruccio Mengaroni.

Mengaroni, nel 1908, lasciò la bottega Molaroni per costruire un proprio piccolo forno domestico nel 1916. Attraverso studi alchemici, riuscì a replicare i colori antichi che adornavano le opere cinquecentesche di Mastro Giorgio Andreoli da Gubbio. Il successo di queste creazioni portò alla fondazione della sua fabbrica, la M.A.P. (Maioliche Artistiche Pesaresi). Purtroppo, Mengaroni morì tragicamente nel 1925 alla Biennale di Monza, schiacciato dal peso della sua maiolica più celebre, “la Medusa”, visibile nel cortile dei Musei Civici.

Negli stessi anni, la fabbrica di Pietro Ciccoli, con la guida di Achille Vildi, vide la formazione di Bruno Baratti, il quale avviò successivamente la sua attività. In questo contesto, negli anni cinquanta, il giovane Gian Battista Valentini (Nanni) lavorò, sperimentando la lavorazione del grès e vincendo concorsi internazionali.

A metà del Novecento, la Scuola d’Arte “F. Mengaroni” divenne un’importante fucina di talenti, formando artisti del calibro di Valentini, Romolo Verzolini, Bruno Bruni, Renato Bertini e Tonino Naponelli, sotto la guida di insegnanti come Giuliano Vangi, Loreno Sguanci e Guido Andreani.

La fabbrica Molaroni, ora diretta da Gabriella Molaroni e dal marito Raffaele Jannone, si impegna a sostenere la formazione dei nuovi ceramisti, collegando la scuola al mondo del lavoro dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale.

Nello stesso periodo, la fabbrica A.M.A., diretta da Elso Sora, contribuì alla formazione di nuovi talenti, tra cui il figlio Claudio, ancora attivo oggi.

Nella seconda metà del secolo scorso, Franco Bucci (1933-2002) emerse come il protagonista indiscusso della ceramica di design a Pesaro, ottenendo risonanza sia a livello nazionale che internazionale. Attraverso la reinterpretazione della ceramica popolare locale, mediterranea e del funzionalismo nordeuropeo, Bucci si dedicò al grès ottenendo risultati di primaria importanza.